Introduzione al trentennale
Circa un’ anno fa si cominciò a parlare nel coordinamento, dei preparativi per festeggiare il nostro trentennale, i primi trent’anni dei Cursillos nella diocesi di Aversa.
La mia risposta fu categorica: “non scriveremo nessun libro, ne sono stati già scritti diversi, faremo una cosa semplice, all’insegna dell’amicizia e della convivenza, sarà un’occasione per incontrarci e far festa insieme, un’occasione per lodare e ringraziare il Signore per le meraviglie che ha operato nelle nostre vite e nella nostra diocesi.”
Ma il mio caro amico Gesù, mi sorprende sempre e mi porta con dolcezza a cambiare idea, oramai ne sono sempre più consapevole. Il nostro Signore è un artista e fa delle opere d’arte senza eguali, sconvolgendo i nostri piani. Anche questa volta ha sconvolto i miei piani ed ha dipinto una meravigliosa opera d’arte, ed io che sto imparando ad essere docile pennello nelle Sue mani, cerco di assecondarLo e scorgere i suoi progetti d’amore. Come vi dicevo questo testo non doveva essere scritto, ma il 17/12/2019 un evento inaspettato stravolge la nostra quiete, crolla l’edificio in cui ci incontravamo per le nostre ultreyas ed i nostri incontri da circa trent’anni. Quando entrai nella sede, pericolante, compresi che non potevo non scrivere , non potevo non cambiare idea, era evidente che qualcosa di nuovo stava per accadere.
Pregai a lungo, rimasi in silenzio per qualche giorno e poi tutto mi sembró chiaro.
Immediatamente associai all’immagine del crollo e delle macerie l’immagine della resurrezione, una nuova rinascita…il Signore ci apriva una nuova via, per questo sulla copertina di questo piccolo testo sono riportate proprio le due immagini. Inoltre compresi che ciò che bisognava custodire e tramandare della nostra storia erano le relazioni, il cammino, il cuore. Non poteva essere una semplice cronistoria ma doveva essere un racconto di vita vissuta. Ne parlai con il coordinamento diocesano e tutti furono d’accordo con me.
Non potevamo fare diversamente, siamo Cursillisti, e così come ci ha trasmesso il nostro fondatore Eduardo Bonnin, i gruppi e l’amicizia sono i caratteri distintivi del movimento, i nostri segni di riconoscimento. Questo testo infatti è stato scritto da un gruppo di amici, laici e presbiteri, che si sono incontrati e prima di ogni cosa, hanno condiviso la loro storia, i loro ricordi, i loro vissuti, nella speranza di essere riusciti a redigere un’unica e colorata storia, così come il Cursillo ci ha insegnato.
E ancora una volta si cambia programma, volevamo incontrarci e far festa insieme, ma festeggeremo il trentennale su una piattaforma online a causa della pandemia da covid 19…ancora una volta il Signore ci invita ad andare oltre, a trarre il bene dal male, a cogliere ciò che di buono c’è in tutto quello che ci accade e soprattutto ci ricorda che il nostro cuore, l’amore e la gioia condivisa e l’amicizia non conoscono confini e restrizioni sono la parte migliore che non ci sarà tolta!
De Colores e ultreya!


Era il 17 dicembre 2019, una mattinata insolita e molto movimentata: telefonate, messaggi, articoli di giornali postati sui social, allarmismo e tanta incredulità. Verso mezzogiorno un’altra chiamata: “Passo a prenderti, andiamo per un sopralluogo, nella speranza che ci fanno entrare e ci danno notizie più precise.” La mia risposta fu un po’ evasiva, avevo timore di andare ma sapevo che toccava me e che non potevo esimermi. Arrivati sul posto, poche battute con il responsabile dei pompieri, non avevo pensato a cosa dire, ero frastornata, ma con mia grande sorpresa mi presentai sl responsabile dei pompieri con decisione e fermezza e ancor più inaspettata fu la mia frase successiva: “la nostra sede si trova alle spalle dell’edificio crollato, siamo qui per metterci a disposizione e se avete bisogno di entrare, per ispezionare, abbiamo le chiavi.“
Che cosa strana ero andata con la speranza di entrare ed ora il pompiere chiedeva a me di aprire gentilmente ed entrare con lui. Ho aperto come si apre la porta di casa, quel luogo era casa per me, vi sono cresciuta… entrai per prima e poi tutto intorno a me scomparve, gli altri non c’erano più… Che strana sensazione : un misto di stupore, meraviglia e perplessità. La sede dell’ultreya era bellissima, mai era stata così bella, eppure era piena di terriccio e calcinacci, il muro era crollato ma c’era una luce bellissima, quasi surreale, era calda, avvolgente, era meravigliosamente bella. Mentre contemplavo, con stupore, questo scenario, un’altra Immagine si fece spazio nella mia mente.
Quel muro squarciato mi scuoteva intimamente e mi proiettava l’immagine di un altro muro squarciato: quello del sepolcro vuoto, dopo la risurrezione. Ero attonita, fiumi di pensieri affollavano la mia mente, tanti volti di fratelli passavano davanti agli occhi dei ricordi, rivedevo i momenti vissuti in quel posto, tante storie, tante gioie e tanti dolori consumati e condivisi tra quelle mura; ma non ero affranta , non ero triste… Stranamente ero felice! Una strana gioia infatti, pervadeva il mio cuore, quello squarcio nel muro, che probabilmente mi porterò dentro per sempre, aveva un significato profondo. Era una spinta forte ad uscire fuori, ad andare oltre le mura: il Signore, pensavo, aprirà una strada nuova; stavo contemplando non le macerie ma un’opportunità, una nuova via, un miracolo accadeva sotto i miei occhi. Il Signore parlava al mio cuore e mi diceva che l’ultreya , i nostri incontri, non sono un luogo, un posto ma uno stato; una condizione dell’essere… dell’essere figli di Dio dispersi nel mondo: “va, esci dalla tua terra e va! Esci da questa condizione di benessere, dove tutto funziona, tutto è perfetto e va, va dove sto aspettando che tu mi porti, va dagli uomini che sono fuori, che sono lontani da me e mi stanno aspettando attraverso di te“. Eppure tutto questo lo sapevo già, cosa era cambiato? Perché ero così turbata e positivamente scossa? Il Signore ci stava chiamando a qualcosa di nuovo, ci stava svezzando, eravamo pronti per una nuova evangelizzazione, ma non ce ne eravamo accorti, le nostre certezze ci avevano distratti …
Quello squarcio nel muro mi riportava all’essenziale, a ciò che siamo…gli edifici, le mura , quel che abbiamo che non dovrebbe essere importante, ora , addirittura era ridotto in macerie.
Che dono, pensai, che grazia! Dio continua a visitarci e, attraverso quel crollo mi aveva visitato. Dovetti però mettermi all’opera ed interrompere i miei pensieri, per provvedere allo sgombero dei locali. Nonostante tutto conservavo un nutriente silenzio interiore e tanta pace. Chiamai i rinforzi , arrivarono tanti fratelli e un paio di camion per caricare le nostre cose..ma continuavo a dire loro: “prendiamo l’essenziale, lasciate tutto il resto“. Anche tra noi presenti c’era una strana atmosfera, non c’era bisogno di parlare, bastava guardarci, tante cose ci siamo detti con quegli sguardi ; ci abbracciavamo, ma eravamo stretti l’uno all’altro anche quando fisicamente eravamo lontani, eravamo uniti e vicini più che mai.
Nei giorni che seguirono ho riflettuto molto sul da farsi, nella certezza che questa vicenda avrebbe gettato tantissimi semi, che accolti, avrebbero portato frutti abbondanti.
Dicevo a me stessa: “Lui ci guiderà, ci indicherà la via.” Quasi immediatamente dopo il crollo, il nostro vescovo sua eccellenza monsignor Angelo Spinillo, ci mise a disposizione una nuova sede, per continuare a svolgere la nostra Ultreya e gli incontri di scuola Responsabili. Ci incontriamo infatti nel cortile del palazzo della curia, ed abbiamo ripreso i nostri incontri con regolarità il 7 gennaio 2020. Tutto continua, l’ultreya del 7 gennaio mi ha dato l’ulteriore prova che quello che siamo, quello che il movimento dei Cursillos di Cristianità di cristianità, e il nostro incontro con Cristo, ci fa sperimentare, ed essere, sono “la parte migliore” che non ci sarà tolta! Ed è proprio per questo che è nato il desiderio, di scrivere questo piccolo testo.
Le pietre possono crollare, ma ciò che abbiamo ricevuto e che portiamo nel cuore, quello no, non può crollare. Allora penso che così come gratuitamente abbiamo ricevuto e riceviamo, gratuitamente abbiamo dato e continueremo a farlo e, forse questo piccolo testo sarà uno dei primi ,di quei frutti di cui vi parlavo prima e vi spiego come. Ho sentito forte il desiderio e la responsabilità di ricostruire ciò che abbiamo vissuto in Cristo, in questi trent’anni. Allora ho chiamato fratelli cursillisti che non sentivo da tempo e che hanno servito per tanti anni la Chiesa, attraverso il movimento, e continuano a farlo, alcuni di loro , ora lo fanno attraverso altri strumenti, ho chiesto loro di scrivere insieme questa storia ed è bastato poco, è bastato sentirsi e non ci sono stati più né il tempo né lo spazio, ma un’unica scintilla, quella che ha infiammato il cuore di tutti noi, quel sabato pomeriggio, ai piedi del Tabernacolo, quella scintilla che ci ha uniti in un vincolo di amicizia con Cristo e tra di noi.
Non potevamo fare diversamente, siamo Cursillisti, e così come ci trasmesso il nostro fondatore Eduardo Bonnin, i gruppi e l’amicizia sono i nostri caratteri distintivi, i nostri segni di riconoscimento. Allora mi sono detta: “questo testo sarà scritto da un gruppo di amici, laici e non, che si incontreranno e prima di ogni cosa, condivideranno la loro storia, i loro ricordi, i loro vissuti…creando un’unica e colorata storia, così come il Cursillo ci ha insegnato.”
E cosi è stato fatto, sono emerse emozioni, ricordi, aneddoti belli e meno belli, testimonianze di profonda coerenza ed anche tante controtestimonianze ed incoerenze, cadute, successi e fallimenti, insomma tutto quello che concorre alla costruzione, che fa parte dell’essere uomo e che si trasforma in qualcosa di straordinario,nella costruzione di un Regno, se quest ‘uomo , al centro mette Dio. Ciò che più mi scuote e mi riempie il cuore di gratitudine , è che , nonostante i nostri limiti i nostri difetti, il Dignore ha voluto mettere mano alla ricostruzione della nostra esistenza….e allora , senza stancarci ,una volta e tante altre, tutte quelle che Lui vorrà, saremo pronti a ripartire per continuare questo cammino di costruzione, nella consapevolezza che Dio non sceglie chi è capace ma rende capaci coloro che sceglie.