A Eduardo Bonnin

Eduardo Bonnin ed i suoi amici, autotassandosi, affittano dunque dei locali a Palma, piccoli locali che diventano luogo di riunione delle riunioni di gruppo. Ogni settimana si incontravano tutti coloro che avevano fatto il Cursillo… si iniziava con l’incontro dei gruppi. Ogni gruppo era costituito di 5 o 6 persone provenienti da gruppi di ambiente diversi, che cambiavano settimanalmente. Dopo l’invocazione allo SS, un fratello che assumeva il ruolo di guida, invitava i singoli a condividere con gli altri i propri momenti di Pietà; dopo che tutti avevano parlato si affrontavano i momenti di Studio e, poi, di Azione. Dalla verifica del treppiede scaturivano gli impegni di Pietà, Studio ed Azione per la settimana successiva. Era fondamentale che tutti i partecipanti avessero modo di comunicare. Seguivano come temi Il momento vicino a Cristo e gli insuccessi apostolici. Erano incontri sotto il segno della precarietà, nei corridoi, a volte tenuti in piedi… Il responsabile, che cambiava settimanalmente, faceva il giro dei gruppi prenotando le risonanze al rollo. Durante l’Ultreya non vi era un tavolo di presidenza ne Rettori, visibili… soltanto il responsabile settimanale introduceva il rollista e successivamente andava a sedersi con gli altri. Dopo il rollo seguivano le risonanze, tutte brevi, al massimo di tre minuti. All’inizio i sacerdoti parteciparono con una certa riluttanza, successivamente si inserirono con entusiasmo. Il sacerdote in questa Ultreya non rappresentava il fratello maggiore venuto ad ammaestrare… era un fratello in più che portava la propria testimonianza di Vangelo vissuto. Il loro intervento non era mai di natura catechetica… era vivenziale… la vita di ogni giorno, vissuta alla luce del Vangelo. Cristo nella vita quotidiana. Le parole amicizia, allegria e soprattutto il nome di Cristo risuonavano di continuo in quegli incontri… Un Cristo Vivo, normale e vicino… Vivo perché veniva sperimentato nella vita di ognuno…. Vivo perché rendeva viva la vita… Normale perché da quando entra nella vita e si cerca di conoscerlo sempre meglio diventa una presenza costante e non straordinaria… nei momenti difficili, nei momenti di gioia. Cammina con noi ogni giorno, ci sostiene…Vicino perché la Sua presenza non è con noi o al nostro fianco. Egli è nel più profondo del nostro essere, laddove nessuna altra presenza può arrivare Era dunque un Ultreya dinamica, forse anche precaria, ma ben corrispondente all’icona della sosta dei pellegrini lungo il cammino di Santiago… Luogo e momento di verifica del proprio itinerario cristiano, luogo di condivisione di ciò che negli ambienti del mondo si vive, momento di sosta prima di riprendere il cammino. Quando si perde la consapevolezza dell’essenza dinamica dell’ultreya si perde di vista l’obbiettivo del movimento che come già detto è la fermentazione evangelica degli ambienti. Nell’Ultreya convergevano tutti coloro che avevano fatto il Cursillo ed in essa condividevano il loro vissuto, fatto di successi, fallimenti, ansie, gioie… ma sempre contemplati alla luce del Vangelo. Era un portare la vita di ogni giorno a questo incontro, che doveva essere momento di conversione continua, per poi portare l’ultreya nella vita di ogni giorno… Il ruolo fondamentale del sacerdote consisteva proprio nel renderla, non momento di catechesi, ma momento di conversione, partendo dalla propria ed altrui esperienza.
 Un fratello in più che portava la sua esperienza quotidiana di Dio agli altri…Questa era l’ultreya dei primi tempi… piena di fascino… piena di entusiasmo…allegria… amicizia… ansia apostolica… non luogo di ammaestramento… ma di condivisione.
 Dove ci si meravigliava e rallegrava della scoperta di un Cristo fratello, di un Dio che ci ama e con la Sua Grazia ci rende ogni giorno creature nuove capaci di compiere miracoli nella quotidianità. Prima di concludere vorrei raccontarvi un episodio che ci può illuminare sullo spirito che dovrebbe animare tutti noi corsisti. Si celebrava il 19° centenario del viaggio di San Paolo in Spagna… Il Vescovo Hervàs intervenendo affermò: “Ho sentito dire dal Cardinale Arriba y Castro che se san Paolo tornasse oggi nel nostro paese sarebbe cursillista… sarebbe un onore troppo grande per il nostro movimento; il cardinale è troppo buono con noi. Io umilmente affermerei piuttosto che, se san Paolo ripercorresse i nostri sentieri predicando il Vangelo, avrebbe come compagni più entusiasti i cursillisti.Per questo motivo varrei tanto che la Santa Sede ci affidasse a San Paolo come nostro protettore”
 Cinque mesi più tardi Paolo VI firmava un decreto in cui Paolo VI nominava il beato apostolo Paolo”patrono celestiale, davanti a Dio, dei Cursillos di cristianità”.